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Articolo di Valentina Bonelli, estratto da Vogue Italia, giugno 2014, n. 766, p.32

Nessuna tecnica o protocolli di allenamento. Il Metodo Feldenkrais è un’autoeducazione attraverso il movimento che aiuta a migliorare qualsiasi attività.
Anche se il Metodo Feldenkrais è stato introdotto in Italia più di 30 anni fa, la sua diffusione nel nostro paese è ancora limitata. La “colpa” di questo ritardo è la sua originalità, il fatto che non si tratta di una tecnica allenante, bensì di un nuovo modo di percepirsi, rispondere agli stimoli e agire.
Per comprendere meglio le modalità e le finalità di questo affascinante approccio, abbiamo rivolto alcune domande a Livia Negri, accreditata dal Feldenkrais European Training Accreditation Board per lezioni di CAM e IF, associata AIIMF (Associazione Italiana Insegnanti Metodo Feldenkrais). Livia è anche una giornalista che si dedica con professionalità e passione alla divulgazione del Metodo, oltre che a temi legati a stili di vita sostenibili.

Ciao Livia, che cos’è il Metodo Feldenkrais e qual è la sua origine?
È un innovativo approccio all’apprendimento umano per mezzo del movimento. Si basa sull’innata capacità del sistema nervoso di riorganizzarsi in risposta a nuovi stimoli ed esperienze, migliorando e affinando le funzioni. In pratica, attraverso inusuali sequenze e combinazioni di movimenti, facili e piacevoli, si stimolano nuove connessioni neuronali che permettono di scoprire come distribuire il lavoro muscolare nel modo più economico possibile. Col risultato di ottenere massima efficacia con il minimo sforzo, guadagnando in potenza ed energia. Non si tratta di esercizi o allenamenti, ma di un nuovo modo di percepirsi, rispondere agli stimoli e agire. Il che significa poter migliorare le abilità individuali nelle azioni più semplici, come alzare un braccio, girarsi, camminare, piegarsi, così come nelle performance più complesse: danzare, suonare uno strumento, praticare sport agonistici. Il fondatore del Metodo è Moshe Feldenkrais (1904-1984), fisico, ingegnere, ricercatore, esperto in arti marziali e cintura nera di judo. Dalla sua vasta conoscenza seppe creare un’originale sintesi di biomeccanica, neurofisiologia, psicofisica, sviluppo motorio, scienze cognitive e arti marziali, unendo rigore scientifico e conoscenza profonda del sistema biologico, sociale e psicologico dell’essere umano. Le scoperte di Feldenkrais sull’innata saggezza del sistema nervoso sono oggi confermate dalle neuroscienze.

Quanto è conosciuto nel nostro Paese?
Purtroppo non abbastanza. All’estero è molto più diffuso, ma penso sia semplicemente una questione di tempo. Il primo gruppo di insegnanti formati da Feldenkrais risale al 1971 e solo nella terza formazione, iniziata nel 1980, c’è un’allieva italiana: Mara Della Pergola, direttrice dell’Istituto di Formazione Feldenkrais di Milano, che introdusse il Metodo nel nostro Paese negli Anni 80. La difficoltà a diffonderlo è anche nella sua originalità. Mi chiedono ad esempio la differenza con tecniche come il Pilates e perciò capisco che non è ancora chiaro il fatto che il Metodo Feldenkrais non è una tecnica, bensì un’autoeducazione attraverso il movimento; quindi non è alternativo ad altre discipline, poiché aiuta a migliorare qualsiasi attività, compreso il Pilates (non è raro che insegnanti di Pilates facciano la Formazione Feldenkrais). Nella mia esperienza di insegnante, posso dire che gli stessi allievi appena iscritti hanno bisogno di un po’ di tempo per entrare in questa nuova modalità di lavoro. Quando dò un’indicazione di movimento, ad esempio, le persone tendono a fare gesti ampi e veloci, orientati come sono al compimento dell’intero movimento, ossia alla meta. Il Metodo invece si basa su una scansione e su un rallentamento della sequenza di azione, perché solo così è possibile apprendere nuove modalità per eseguirla. “Se faccio un gesto veloce posso fare soltanto ciò che già so fare”, ma se rallento e rimango nella facilità, allora posso rendermi conto di “come” compio quel gesto e fare scoperte inaspettate. Il nostro cervello impara e affina le funzioni in questo modo. Infatti è così che imparano i bambini: esplorano, sbagliano, cercano e trovano nuove strade e nuove soluzioni. E solo così possiamo uscire dagli automatismi dettati dalle nostre abitudini per poter scegliere la risposta più funzionale allo stimolo. Altro principio inedito è quello del piacere: siamo abituati a impegnarci e a sforzarci per ottenere i risultati desiderati e tutti noi conosciamo bene frasi come “stringi i denti e vai avanti”, “metticela tutta”, “impegnati di più” ecc. ma tutto questo ha un prezzo: tensioni, stress, dolori, anche cronici. Bisogna invece sapere che il sistema nervoso impara attraverso il piacere. Ci sono persone che se non sentono lo sforzo muscolare hanno l’impressione di non lavorare, ma non è vero: si lavora con la muscolatura profonda e centrale, liberando le connessioni con le parti più distali che così si alleggeriscono. Può sembrare strano, ma per compiere bene un’azione si tratta “semplicemente” di eliminare tutti i movimenti superflui che la ostacolano… Strano ma vero: riducendo si ottiene di più!

Quali sono i benefici maggiori (fisici e non solo) che offre? Il fatto di muoversi con più facilità, fluidità, leggerezza, dà un senso di armonia e benessere che comprende tutti i livelli: fisico, emotivo, psicologico. Fra i benefici si possono ricordare: la coordinazione, la respirazione, il superamento di tensioni e dolori, l’equilibrio, la stabilità, la potenza, la vitalità, la fiducia nelle capacità personali, l’agilità…

Come si svolge una lezione tipo? Il Metodo si insegna in due modalità: lezioni di gruppo dette CAM (Consapevolezza Attraverso il Movimento) e lezioni individuali dette IF (Integrazione Funzionale). Nelle CAM, l’insegnante indica verbalmente le sequenze, invitando a esplorare piccoli movimenti che si compongono via via in azioni sempre più complesse. Nelle IF, attraverso un tocco delicato, l’insegnante aiuta l’allievo a percepire il suo modo abituale di muoversi e a riconoscerne i limiti, guidandolo nell’esplorazione di nuove possibilità per permettere alle singole parti del corpo di collaborare efficacemente.

Qual è la migliore applicazione del Metodo? Come detto, praticare il Metodo significa entrare in un processo di apprendimento senza fine e quindi, al di là delle lezioni, è una modalità che si integra nella quotidianità. Subentra una consapevolezza di come si compiono gesti e azioni e si iniziano a sperimentare modi diversi di agire. C’è poi la possibilità di eseguire piccole sequenze per sentirsi subito più comodi (su youtube si trovano molti video al riguardo vd. Lea Kaufman).

Come il Metodo può contribuire al miglioramento delle performance sportive? Per quanto riguarda le CAM, ognuna di esse è costruita su temi specifici (mani agili, forza del bacino, anche libere ecc.) e quindi, benché il lavoro riguardi sempre la globalità della persona, ogni CAM ha un proprio focus. Si possono quindi scegliere le lezioni più adatte al tipo di movimento specifico di un determinato sport. Le lezioni individuali possono lavorare ancora più in dettaglio e in modo personalizzato, perché il lavoro è con il singolo e con i suoi specifici bisogni. Le richieste possono essere le più varie: maggiore potenza, velocità, rapidità, precisione così come diminuzione di tensioni e alleviamento di dolori. Un concetto interessante, anche per gli sportivi, è quello della postura: si sente sempre parlare di postura corretta, anche per eseguire al meglio un’attività sportiva. Ecco, Feldenkrais dà un’accezione dinamica alla postura, creando il neologismo attura, ossia sintesi tra postura e azione, perché una buona postura è quella che ci permette di muoverci e di agire secondo le nostre intenzioni con facilità, senza bisogno di riorganizzarci.

Come si diventa insegnante? Qual è il percorso da fare?
Ci si deve iscrivere a una scuola abilitata e la formazione dura quattro anni. Il programma prevede un’esplorazione profonda delle dinamiche dell’apprendimento senso-motorio: dalle tappe dello sviluppo del bambino ai gesti funzionali; dai movimenti minimi del volto, delle mani e dei piedi a quelli più globali e armoniosi, fino alla consapevolezza del funzionamento del sistema nervoso e all’uso più funzionale dello scheletro. Il corso è approvato dall’Associazione Italiana Insegnanti del Metodo Feldenkrais (AIIMF) e accreditato dall’EuroTAB, l’organismo internazionale che autorizza le formazioni in tutto il mondo. L’attestato autorizza all’insegnamento delle CAM e delle IF, con qualifica professionale disciplinata dalla legge 4-2013.

Come hai conosciuto questo Metodo e cosa ti ha colpito tanto da diventare insegnante? L’ho conosciuto durante gli studi di danza e di altre discipline che ho praticato, fra cui yoga e Tecnica Alexander. Dopo aver insegnato per alcuni anni movimento olistico, in cui integravo le diverse esperienze, ho sentito il bisogno di iscrivermi a una formazione. Ho scelto Feldenkrais perché mi sembrava il compendio di quello che avevo conosciuto fino ad allora e del tipo di lavoro che mi interessava. Non mi sbagliavo, anzi, nel corso della formazione ho scoperto che il Metodo è molto, molto di più di quello che pensassi. Ricordo una trainer, Ruhty Bar, che ci disse: “c’è una vita prima del Feldenkrais e una vita dopo.” Ecco, per me è stato proprio così.

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Articolo pubblicato su "La palestra" il 27 gennaio 2014.

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È iniziata la collaborazione tra AISF e AIIMF per il sostegno tramite il Metodo Feldenkrais a chi soffre di fibromialgia.

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Articolo pubblicato sul magazine "Mantra" nell'agosto 2015.

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